Capaccio – Paestum – Agropoli – Padula
1° giorno: Arrivo a Paestum, “La Magna Graecia”
Trasferimento e arrivo in hotel. Cena – serata libera – pernottamento.
2° giorno: Capaccio
Prima colazione in hotel – partenza per Capaccio – visita alla chiesa di San Pietro Apostolo – visita del paese – proseguimento per la visita al santuario del Getsemani, pranzo presso il refettorio – lungo la strada del ritorno, visita al santuario della Madonna del Granato– rientro in hotel – cena – serata libera – pernottamento.
3° giorno: Paestum tra storia e il culto, Agropoli la porta del Cilento
Prima colazione in hotel – visita all’area archeologica e al museo di Paestum– visita alla Basilica Paleocristiana – proseguimento per la visita ad un’azienda casearia, luogo di produzione di un’eccellenza gastronomica conosciuta a livello mondiale: la mozzarella di bufala campana, altrimenti detta “oro bianco” – pranzo con prodotti tipici –proseguimento per Agropoli visita della cittadina – a piedi si raggiungerà la chiesa della Madonna di Costantinopoli – passeggiata nel centro storico – rientro in hotel – cena – serata libera – pernottamento.
4° giorno: Padula, la Certosa più bella d’Europa
Prima colazione in hotel – partenza per Padula e visita alla Certosa – pranzo – rientro in hotel – cena – serata libera – pernottamento.
5° giorno: Rientro
Prima colazione in hotel – partenza per il rientro in sede, come da programma stabilito.
Descrizione
Incastonato nel centro del Cilento, il quartiere collinare di Capaccio rappresenta un vero e proprio rifugio per l’anima. Adagiato in una stretta valle, l’antico borgo medioevale si affaccia sul mare, dinanzi all’isola di Capri e al Golfo di Salerno. Fondata durante il XIII sec. la piccola città di Capaccio è stata per diversi secoli al centro delle vicende della storia del Meridione d’Italia: dalle lotte contro il potere degli Svevi ai moti rivoluzionari dell’800, nonché sede di Contea e di Diocesi. Ancora oggi, grazie a un perfetto stato di conservazione, è possibile ammirare uno straordinario patrimonio artistico composto da antiche chiese, diverse case signorili e la torre campanaria, vicoli e fontane in pietra, e colorati giardini custoditi all’interno dei palazzi del centro storico.
Tra le cose da vedere a Capaccio va nominata la Chiesa di San Pietro Apostolo, la cui esistenza è documentata fin dal XVI secolo. Nel 1567 la chiesa, con il nome di S. Maria di Costantinopoli, era affidata ad una comunità di Agostiniani. Nel 1650, soppressa la comunità degli agostiniani, fu assegnata e intitolata alla Confraternita del Rosario. La chiesa ottenne il nome attuale a metà del XIX secolo, quando vi fu trasferita la sede della parrocchia a causa del crollo dell’originaria Chiesa di San Pietro, situata sul monte Calpazio. La chiesa ha una facciata in stile barocco e un portale del XVIII secolo sormontato dallo stemma del Comune di Capaccio. L’interno, a due navate, conserva un pregevole Croscifisso stilizzato e un notevole altare maggiore barocco, ricco di marmi colorati provenienti dal Guatemala, da Verona, dalla Sicilia e da Carrara. Nella chiesa sono sepolti due vescovi di Capaccio: Lellio Morello (vescovo dal 1586 al 1609), la cui lapide sepolcrale si trova nella cappella interna della Madonna del Carmine, e Agostino Odoardi (1724-41), il cui monumento funebre è collocato accanto all’uscita. Nel Piazzale di fronte alla chiesa è posizionata una croce votiva, con lo stemma del comune scolpito sulla base.
Il Santuario del Getsemani si trova vicino Capaccio sul monte Calpazio, in posizione panoramica. Dall’ alto del monte è possibile ammirare la verdeggiante piana del Sele con i fertili campi agricoli e tutto il mare del Cilento. Il complesso religioso sorge sulla collina, tra uliveti profumati e fu costruito in onore di Gesù che prega nell’ orto degli ulivi.
STORIA
Fu fondato nel 1959 dal Prof. Luigi GEDDA, il quale, dopo aver tenuto una conferenza presso la Diocesi di Vallo della Lucania, nel viaggio di ritorno a Roma si fermò per la recita dell’ufficio della Madonna a bordo delle colline del Cilento, che si affacciano sulla vasta Pianura del Sele con magnifica visione panoramica sul Golfo di Salerno. Ispirato dalla natura e desideroso di creare un centro di spiritualità per le chiese del mezzogiorno d’ Italia giunto a Roma pregò il Dott. Mario Cristallini, amministratore della Fondazione Getsemani e l’Arch. Ildo Avetta, autore del Getsemani del nord Italia, di recarsi sul posto a vedere se fosse possibile realizzare il programma che gli era venuto in mente. L’ obiettivo era quello di creare nel Mezzogiorno una struttura spirituale e socio-culturale a disposizione dei fedeli, per la preghiera e la meditazione. Il Santuario ha l’ingresso su un giardino ricco di piante e sentieri laterali. L’ ingresso è sul laterale, si apre in una grande sala circolare dove in posizione centrale si può ammirare il fascino della statua di marmo che raffigura Gesù, il figlio di Dio, disteso in preghiera e in agonia ai piedi del monte, nel Getsemani. Un’ atmosfera che rilassa il pellegrino alla meditazione e alla preghiera assoluta.
Il sentiero opposto a quello percorso per il Getsemani, invece, porta a visitare la chiesa della Madonna del Granato, a 240 metri di altezza, un altro Santuario risalente al X secolo che secondo la antica tradizione è stata costruita dopo l’apparizione della Madonna che apparve con il bambino in braccio ed un melograno nella mano. Nel 1836 il vescovo di Capaccio, Michele Barone, diede inizio alla sua costruzione sul monte Soprano, per realizzare un punto di pellegrinaggio e culto.
Ancora, nel comune di Capaccio Paestum, , sorge nel sito archeologico di Paestum, all’interno del moderno percorso pedonale, nella piazza omonima, in prossimità del Museo Archeologico di Paestum e confinante con il settecentesco Palazzo Vescovile, La Basilica Paleocristiana, oggi dedicata alla Santissima Annunziata
STORIA
Realizzata intorno al V secolo d.C., fu eretta come “basilica aperta”, per essere trasformata in “basilica chiusa” tra il V-VI secolo, quando Paestum divenne sede vescovile. Le prime notizie dell’edificio si hanno a partire dal 1500, grazie ai resoconti scritti dai vescovi o dai loro preposti sullo stato della diocesi – le relazioni ad limina, da cui si evince che la zona versava in uno stato di desolazione e malcostume, tra brigantaggio e miseria. La chiesa, nel corso dei secoli, fu più volte abbandonata e ridotta in stato di rovina. Per evitarne il crollo fu restaurata in parte nel Cinquecento e, agli inizi del Settecento, fu modificata con forme barocche. Grazie agli ultimi restauri, sono venute alla luce le sue antichissime colonne, rimaste incorporate nei pilastri del rifacimento barocco per circa due secoli. Per trovare il suo pavimento originario si è dovuto scavare verso il basso di 2 metri. Per tale motivo, oggi si accede ala chiesa attraverso una scala. Attualmente presenta all’esterno un’elegante facciata settecentesca. Nell’abside centrale è possibile ammirare alcuni frammenti di affreschi dell’XI secolo. All’interno presenta colonne di riuso provenienti dalla contigua area archeologica, una fonte battesimale in pietra di epoca antica e varie iscrizioni rinvenute durante i lavori di sistemazione e restauro della basilica.
A pochi chilometri da Paestum, si materializzano le prime cale della graziosa Agropoli. Anche questa città ha uno splendido passato da raccontare. Arrivo in centro e inizio della visita guidata partendo dalla piazza principale contornata da numerosi negozi, fino al promontorio dove sarà possibile accedere al centro storico. Il cuore antico, a cui si accede da un monumentale portale del 600 attraverso la caratteristica salita degli scaloni, è un trionfo di vicoli, casette ricavate nella roccia, “scalinatelle”, scoscese che sembrano tuffarsi nell’azzurro del mare prospiciente. Qui sarà possibile ammirare i principali monumenti quali il Castello angioino-aragonese addossato al borgo antico, costruito nel VI secolo d.C. che si erge in tutta la sua austera bellezza sul promontorio della città, impreziosendo con la sua architettura la già incantevole località cilentana;
Da qui, un panorama mozzafiato con vista sul Golfo di Salerno.
Possibilità di visitare il porto turistico della città (per chi non volesse salire sul promontorio).
TRA STORIA E LEGGENDA
La Madonna di Costantinopoli, considerata da sempre la protettrice dei pescatori.
La leggenda narra che un’icona della Madonna fu ritrovato in mare da alcuni marinai dopo una tempesta. Portata sulla terraferma, la scelsero quale loro protettrice, edificando in suo onore una cappella nell’antico nucleo fortificato. In occasione di uno dei tanti attacchi al borgo da parte dei feroci predoni saraceni, la chiesa fu depredata con l’asporto di arredi e oggetti sacri, fra i quali appunto la sacra icona di Maria. All’atto di salpare, la leggenda narra che le veloci galere non riuscissero in alcun modo a prendere il largo a causa di una forza sovrannaturale che con venti e maree sfavorevoli impediva alle navi di partire. I pirati riuscirono a salpare solo quando decisero di lasciare in prossimità della spiaggia la sacra icona.
Il culto della Madonna di Costantinopoli ad Agropoli si è diffuso durante il periodo Bizantino probabilmente ad opera dei monaci brasiliani in fuga da Costantinopoli e presumibilmente portarono con loro l’immagine sacra, successivamente anche gli abitanti del posto iniziarono a venerare l’icona e costruirono una piccola cappella. La Madonna di Costantinopoli è rappresentata con la mano stesa sulla città in fiamme e ricorda l’incendio di Costantinopoli, una leggenda vuole che il mare, per intercessione della Vergine, si alzò fino a spegnere le fiamme, da qui probabilmente derivò il titolo di Stella Maris. La statua attuale risale alla scuola del 600 napoletano e conserva una caratteristica unica, coerente con l’origine orientale del culto, la Vergine regge il bambino sul braccio sinistro secondo la tradizione bizantina
La Certosa di San Lorenzo a Padula, nell’altopiano di Vallo di Diano, è il più vasto complesso monastico dell’Italia Meridionale nonché uno dei più interessanti in Europa per magnificenza architettonica e copiosità di tesori artistici.
I lavori di costruzione iniziarono nel 1306 e proseguirono, con ampliamenti e ristrutturazioni, fino al XIX secolo. Dell’impianto più antico restano nella Certosa pochi elementi: tra questi si ricordano lo splendido portone della chiesa datato al 1374 e le volte a crociera della chiesa stessa. Le trasformazioni più rilevanti risalgono alla metà del Cinquecento, dopo il Concilio di Trento. Seicenteschi sono gli interventi di doratura degli stucchi della chiesa, mentre gli affreschi e le trasformazioni d’uso di ambienti esistenti risalgono al Settecento.
I Certosini lasciarono Padula nel 1807, durante il decennio francese del Regno di Napoli, allorché furono privati dei loro possedimenti nel Vallo, nel Cilento, nella Basilicata e nella Calabria. Le ricche suppellettili e tutto il patrimonio artistico e librario andarono quasi interamente dispersi e il monumento conobbe uno stato di precarietà e abbandono. Dichiarato monumento nazionale nel 1882, la Certosa è stata presa in consegna dalla Soprintendenza per i Beni architettonici di Salerno e nel 1982 sono cominciati i lavori di restauro.